Discussion:Pitigrilli

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Collaboratore fascista[modifier le code]

Le accuse di collaborazione venivano da tal Jonas, se leggete la nota in basso alla pagina wikipedia di Guglielmetti probabilmente avrete come ho avuto io un forte dubbio sulla sua colpevolezza, tenendo anche conto che il figlio, che porta il cognome Furlan, dice che i famosi resoconti sugli antifascisti erano scritti in italiano madestro.

La nota dice questo Alessandro Ferraro, Il frutto dietro la foglia 1928 e 1934: Amalia Guglielminetti due volte denunciata per oltraggio al pudore, Novara: Interlinea, Nuova corrente: rivista di letteratura: 155, 1, 2015, pp. 120-121, nota 8: "Il 15 dicembre del 1926, Dino Segre aveva firmato un contratto col quale cedeva ai tipografi Cesare Mulatero e Adolfo Perrero, per 780 mila lire (da pagare tramite cambiali), parte delle sue proprietà editoriali perché da qualche tempo si sentiva un osservato speciale e la responsabilità diretta in testate popolari non poteva semplificargli le cose in anni in cui la libertà di stampa andava assottigliandosi. Attraverso il contratto Pitigrilli affidava ad Anselmo Jona, il suo giovane pupillo, i ruoli di redattore-capo di “Le Grandi Firme” e di direttore di “Le Grandi Novelle”, rimanendo direttore generale. Mulatero e Perrero avrebbero dovuto pagare un’onerosa penale nel caso di mancata osservanza dei patti, Segre avrebbe perso la proprietà senza liquidazione qualora il suo ruolo fosse stato sospeso o impedito per ordine dell’autorità giudiziaria. I due tipografi, per colpa di alcuni cattivi investimenti nella cinematografia, fecero fatica a pagare la terza cambiale e le successive, mentre Jona, per colpa di un ego smisurato o per bisogno di soldi, cominciò a pensare a un piano che gli parve perfetto e che attuò subito dopo esser stato cacciato dal suo maestro per alcune incomprensioni. I tre si misero d’accordo per compromettere Pitigrilli: il giovane scrisse un memoriale in cui accusava Segre di antifascismo e amoralità, e tale documento finì sulla scrivania di Pietro Brandimarte, capo dell’ufficio politico investigativo torinese nonché creatore della prima squadra d’azione piemontese e già protagonista di alcune fra le peggiori stragi del fascismo degli albori. La redazione e l’abitazione di Pitigrilli furono perquisite; l’11 gennaio 1928 lo scrittore di Cocaina fu arrestato. Ignara di un contratto che non la riguardava ed estranea a un memoriale in cui non era nominata, la Guglielminetti in quella data era comunque l’amante abbandonata da Segre e la direttrice del concorrente “Le Seduzioni”, quindi una preziosa pedina. Non si sa che rapporto legasse il gerarca fascista alla donna, ma sta di fatto che Brandimarte riuscì ad ottenere dalla Guglielminetti alcune lettere di Pitigrilli da poter manipolare, rassicurando la sventurata che lui stesso e alcuni amici avrebbero giudicato la posizione del malcapitato, il quale sarebbe finito al massimo al confino senza subire un interrogatorio, e le missive private sarebbero tornate presto dalla proprietaria. I fatti, ovviamente, andarono diversamente: il 21 gennaio 1928 Pitigrilli, interrogato, si scrollò di dosso agilmente tutte le accuse; lo stesso giorno la Guglielminetti, anch’essa interrogata, confessò tutto (Segre raccontò: «Si era inginocchiata davanti alla Commissione, chiedendo perdono, e aveva spiegato di essersi prestata alle esigenze dell’ufficiale della Milizia, perché egli le aveva promesso che avrebbero mandato per sempre su un’isola senza interrogarmi e senza mostrami le famose lettere»; Pitigrilli parla di Pitigrilli, Sonzogno, Milano 1948, p. 119). Il processo che ne conseguì coinvolse i due tipografi, il giovane ex-jazzista, il gerarca fascista e la poetessa reo-confessa: il 4 maggio 1929 la Guglielminetti fu dichiarata colpevole, ma «seminferma mentalmente», e condannata a quattro mesi, a Brandimarte e Jona andò peggio, mentre i due tipografi furono assolti; il 23 ottobre dello stesso anno la Corte d’Appello ridusse la pena della poetessa a due mesi perché gli articoli di Pitigrilli furono considerati «grave provocazione» (quelli pubblicati su “Le Grandi Firme” contro la Guglielminetti), dimezzò a cinque mesi quella del gerarca fascista ma lasciò invariata a sette quella di Jona. Il 17 marzo 1931 la Guglielminetti fu assolta definitivamente per aver agito in «totale infermità mentale transitoria», sentito anche il parere del medico curante della donna, la quale non riuscì più a riprendersi psicologicamente dalla vicenda". — Le message qui précède, non signé, a été déposé par l'IP 151.82.172.81 (discuter), le 15 juin 2021 à 09:40 (CEST)[répondre]

Notre ami(e) aurait pu citer sa source: Alessandro Ferraro, Il frutto dietro la foglia 1928 e 1934: Amalia Guglielminetti due volte denunciata per oltraggio al pudore, Novara: Interlinea, Nuova corrente: rivista di letteratura: 155, 1, 2015, p. 120-121, note 8.—Torsade de Pointes (discuter) 16 juin 2021 à 10:27 (CEST)[répondre]